La non chiusura del Credito Emiliano a operazioni di crescita per linee esterne, già annunciata nei mesi scorsi, è diventata un’apertura a tutti gli effetti. «Abbiamo una strategia organica che ha fin qui pagato, equilibrata e costante nel tempo. Negli ultimi sei anni questo ci ha permesso di crescere diventando una volta e mezzo quello che eravamo nel 2013: in sostanza, equivale ad aver effettuato un’acquisizione di una banca neppure troppo piccola, oltretutto senza aver dovuto affrontare i costi tipici di un’aggregazione», ha spiegato il direttore generale di Credem, Nazzareno Gregori. Ciononostante il top manager ha assicurato che la banca è «apertissima» a valutare opportunità di «crescita non organica, anche se su questo fronte preferiamo agire invece di parlarne».

Quel che è certo, ha chiarito in numero uno del Credem, è che «non abbiamo alcuna intenzione di affrontare una crescita che non sia di tipo industriale, perseguendo progetti emergenziali». Stada sbarrata, dunque, a qualsiasi ipotesi di intervento in situazioni distressed. Al contrario, l’interesse è per «progetti chiari e industriali, che consentano di creare valore nel tempo: su questo fronte siamo attenti sul mercato e quando si presenteranno operazioni» di questo tipo «cercheremo di coglierle in pieno». «Questa è la sintesi della nostra strategia e ribadisco che siamo interessati anche a crescere per linee esterne, fronte su cui non stiamo fermi. Magari prossimamante ci sarà qualcosa di concreto e non mi soffermerò a fare solo considerazioni di questo tipo», ha aggiunto Gregori, lasciando intuire che qualcosa a Palazzo Spalletti Trivelli, nel centro di Reggio Emilia, dove ha sede l’istituto, potrebbe muoversi a breve.

La conference call di commento ai numeri dell’ultimo esercizio è stata l’occasione anche per affrontare altri temi. Quanto al costo del credito, che nel 2019 era stato di 24 punti base, livello che la banca considera «contenuto», per il 2020 Gregori ha detto che si punterà «a mantenerlo tra 20 e 25 pb, ritenendolo un obiettivo alla nostra portata». Quanto all’esposizione sui titoli governativi italiani, «nell’ultima parte dello scorso anno è stata tra 30% e 40%, livello che riteniamo soddisfacente in quanto a rapporto rischio/rendimento», ha osservato il banchiere. «Grazie al buffer di capitale che abbiamo a disposizione non siamo particolarmente preoccupati dalla possibile volatilità futura che potrebbe avvenire sul fronte dello spread btp/bund», ha concluso.

Il Credem ha chiuso il 2019 con un utile in crescita del 7,8% a 201,3 milioni di euro e un margine di intermediazione in progresso del 4,1% a 1,2 miliardi. I costi operativi, inoltre, sono calati del 2,6% a 720 milioni. (riproduzione riservata)

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